ACCENDERE UNA LUCE NEL BUIO DELL’ALZHEIMER: La Stimolazione Cognitiva

Dott.ssa Nadia Valsecchi -Psicologa esperta in Neuropsicologia

“Osservare un malato di Alzheimer è come osservare un grattacielo illuminato di sera con le luci che, piano piano, si spengono tutte, fino al buio totale”; è  così che una figlia descrive la propria madre affetta da Alzheimer.

Le parole di chi si prende cura di una persona affetta da Alzheimer  dipingono  con  la forza delle immagini la pervasività e la desolazione che questa malattia porta con sé. Essa sottrae  giorno dopo giorno la capacità di gestire la propria vita. All’inizio si tratta di piccole dimenticanze, della difficoltà a mentenere il filo del discorso, sbagliare strada o confondere i giorni. In seguito  gli impegni quotidiani diventano  grandi lavori, i pochi minuti percepiti come ore, la lettura dell’orologio un vero e proprio rebus, le piccole dimenticanze si trasformano in buchi neri e le azioni fatte mille volte, come cucinare un piatto di pasta, richiedono una concentrazione e uno sforzo immani per  essere portate a termine con successo. Da un punto di vista scientifico, l’Alzheimer è descritta come una malattia neurodegenerativa caratterizzata da un progressivo deterioramento cognitivo accompagnato da disturbi comportamentali e alterazioni di personalità. Nella quotidianità di chi ne è affetto,  ciò si traduce in una impossibilità concreta ad affrontare in maniera autonoma gli impegni della vita quotidiana  e nella necessità sempre più forte di avere qualcuno  che se ne prenda cura. L’Alzheimer così descritto appare una malattia inguaribile foriera di un declino progressivo e inarrestabile. Tuttavia il fatto che una malattia sia inguaribile non significa che sia incurabile. Curare non è infatti un esatto sinonimo di guarire;  curare una persona con una malattia progressivamente ingravescente significa rallentarne il peggioramento e migliorarne la qualità della vita. In ambito medico è ormai consolidato l’uso di farmaci che contrastano il decadimento cognitivo e che agiscono sui sintomi psichiatrici e i disturbi comportamentali. Inoltre, recentemente si sta diffondendo un altro prezioso alleato nella cura della malattia di Alzheimer :  la stimolazione cognitiva. Tale intervento si basa sulla ri-attivazione delle abilità cognitive tramite veri e propri programmi di esercizio mirati al rallentamento del generale decadimento. E’  prevista inoltre l’acquisizione di strategie  di compensazione che aiutano il malato di Alzheimer  ad aggirare le difficoltà quotidiane  e ne migliorano l’autonomia personale. Recenti studi evidenziano un effetto positivo di tale terapia  sulla qualità della vita del paziente e di chi se prende cura, un miglioramento nel tono dell’umore e una riduzione  del carico gestionale da parte del famigliare. La stimolazione cognitiva si sta dunque presentando  come un valido alleato al solo trattamento farmacologico nel cercare di mantenere accese il più a lungo possibile le luci del grande grattacielo che è il malato di Alzheimer. 

BIBLIOGRAFIA

 

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