UN LABORATORIO SULLA MEMORIA PER UNIRSI CONTRO IL PARKINSON

Storia di una proposta di stimolazione cognitiva in persone affette da Parkinson


Dott.ssa Nadia Valsecchi - Psicologo esperto in Neuropsicologia

Quello che leggerete nelle righe sottostanti non è solo la descrizione di un’esperienza di stimolazione cognitiva realizzato con persone affette da Parkinson.  E’ la storia di come un’attività, che inizialmente aveva l’esclusivo scopo di stimolare la memoria e facilitare il ricordo, sia diventata occasione di incontro tra soggettività, emozioni e vissuti per gli iscritti ad un’associazione che si occupa di persone affette da Parkinson  e la referente dell’attività.

Per cominciare vi presento i protagonisti di questo racconto: gli iscritti all’associazione Uniamoci contro il Parkinson di Lecco e la sottoscritta, la Dott.ssa Nadia Valsecchi psicologa esperta in Neuropsicologia e referente dell’attività. Tutto è iniziato con la scelta dell’associazione di ampliare la gamma di proposte già attive. Accanto alle attività associative e occupazionali con finalità terapeutiche quali la pittura ad acquerello,  il canto, le sedute di fisioterapia e massaggi, lo yoga e l’attività in piscina; si sentiva l’esigenza di un’iniziativa che coinvolgesse più da vicino le abilità cognitive. Ed è così che è nata l’idea di un laboratorio sulla memoria, un corso per mantenerla in efficienza basato sui principi ispiratori della stimolazione cognitiva. Il mercoledì pomeriggio, per un’ora e mezza circa, gli iscritti all’associazione sono tornati a scuola, bambini attrezzati di carta e matita, pronti a seguire le lezioni della maestra della memoria. Così i miei  “allievi” amavano definire quelle che noi psicologi chiamiamo tecnicamente sedute di stimolazione cognitiva. Nel giro di pochi incontri, il corso si è trasformato in qualcosa di più del semplice esercizio delle abilità di memoria e le sue modalità di svolgimento un vero e proprio rituale per i partecipanti. Prima l’immancabile momento conviviale accompagnato dal racconto delle ultime novità, acciacchi fisici, scambio di consigli sul giardinaggio e ricette di cucina. Poi lo scivolare graduale, sotto la guida della responsabile dell’attività, nella condivisione di ricordi del passato legati a “grandi temi” che hanno segnato la vita di molti con lo scopo di creare  una sorta di continuità tra le rispettive vite e sfociare in una memoria condivisa stimolando il senso di appartenenza al gruppo. A seguire, il momento più impegnativo:  gli esercizi sulla memoria recente che vedevano i partecipanti cimentarsi nella memorizzazione di parole, immagini, frasi via via più complesse, racconti, menù, liste della spesa e percorsi. Gli esercizi venivano svolti in coppia o singolarmente ed erano intervallati da momenti più ludici quali quiz e giochi di memorizzazione a squadre. Ogni attività veniva accompagnata dall’insegnamento di  tecniche facilitanti il ricordo e da spiegazioni sul funzionamento dei meccanismi del nostro cervello. L’iniziale e comprensibile reticenza a mettersi alla prova in compiti nuovi e poco famigliari è stata sostituita ben presto dalla voglia di sfidare i propri limiti in attività stimolanti grazie ad un clima allegro, rilassato e di accettazione reciproca. La referente dell’attività, il compagno con cui svolgere l’esercizio o il componente della squadra avversaria sono divenuti di volta in volta la stampella per superare le difficoltà, il riparo dall’imbarazzo di esporsi al gruppo e lo stimolo a fare di meglio. In questo modo, per circa due anni, le lezioni del mercoledì pomeriggio hanno visto l’incrocio di vite con le loro gioie e dolori, l’emergere di qualità umane, il superamento dei propri limiti e il raggiungimento di nuovi traguardi. Il laboratorio sulla memoria in definitiva non è stato solo un corso per mantenerla in efficienza ma si è gradualmente connotato come nuovo spazio; un luogo in cui l’esercizio delle abilità cognitive è diventato terreno di vita, sfida di sè e  incontro dell’altro.